un-traliccio-tra-citta-e-giardino-progetto-di-una-cappella-devozionale-temporanea-dedicata-alla-vergine-maria-nel-comune-di-ussita-massa-carrara-italia / Michele Astone
Progettista capogruppo | Michele Astone | |
Location | Ussita (MC) | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | GUENDALINA SALIMEI | |
Co-Relatori | ||
Università | SAPIENZA DI ROMA | |
Facoltà | ARCHITETTURA | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
Il progetto prevede la costruzione di una cappella temporanea dedicata alla Vergine Maria presso il Comune di Ussita (MC). La sperimentazione tenta di dimostrare-sul piano urbano l’importanza di introdurre in contesti post-sismici un edificio di culto che ha la capacità di instaurare con la città emergenziale lo stesso tipo di relazioni che stabilisce con la città consolidata; sul piano architettonico di potere avere un edificio di qualità che possa rispondere alle esigenze liturgiche, estetiche, bioclimatiche, simboliche… anche con un budget economico limitato e con tempi di realizzazioni particolarmente veloci rispetto a condizioni standard; sul piano teologico, come comprovano anche alcuni esempi più o meno recenti, la possibilità di edificare temporaneamente una chiesa (per poi smontarla o darne un nuovo uso) come Mosè allestiva la sua tenda di volta in volta durante il suo peregrinare nel deserto.
La soluzione proposta prevede l’installazione di un impalcano di legno composto da moduli cubici di cinque metri di spigolo, entro cui la cappella può costruirsi in base alle esigenze dimensionali. Il progetto è quindi solo una delle ipotesi percorribili e che può offrire la griglia modulare predisposta. La cappella si pone come cerniera tra il fronte urbano e quello boschivo del territorio ussitano: da un lato un ampio sagrato lega la cappella alla struttura urbana, mentre dall’altro un giardino consente di relazionarla con la vegetazione rigogliosa della collina che le fa da sfondo.
L’impianto liturgico prevede la mensa in asse rispetto all’ingresso e come centro propulsore di una geometria che posiziona i fedeli tutti intorno accentuando la visione di una comunità, in tal caso caratterizzata dai disagi provocati dal terremoto, che si raccoglie unita attorno all’essenziale centralità di Cristo.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Planimetria Generale
Prospetti
Sezioni
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazioneuna-cella-modellata-dalla-luce-la-nuova-cappella-della-beata-vergine-maria-immacolata-del-galluzzo / Lorenzo Del Mastio
Progettista capogruppo | Lorenzo Del Mastio | |
Location | Galluzzo (Firenze) | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | Prof. Fabio Capanni | |
Co-Relatori | Prof. Simone Secchi | |
Università | Università degli Studi di Firenze | |
Facoltà | Facoltà di Architettura | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
Il presente lavoro di tesi cerca di definire le prerogative dalle quali deve muovere il progetto di architettura contemporaneo e lo fa attraverso l’elaborazione del progetto della nuova Cappella della Beata Vergine Maria Immacolata del Galluzzo.
L’idea di progettarne una nuova sistemazione trae origine dallo stato di precarietà irreversibile in cui si trova e dal profondo legame che nel tempo si è instaurato tra l’edificio e la comunità.
Si è definito un’idea generale di Architettura secondo la quale il progetto deve nascere come sintesi della riflessione su quattro elementi fondamentali: luce, contesto, proporzione e costruzione.
Una parte degli studi preliminari ha riguardato l’individuazione e la definizione delle caratteristiche dello spazio sacro. A tale proposito si è preso a riferimento gli scritti del teologo Romani Guardini e le opere degli architetti Rudolf Schwarz e Hans van der Laan. Il risultato è stata la concezione di uno spazio architettonico che non si pone come attore principale ma piuttosto realizza la scena di sfondo sulla quale si svolgono i riti ed i segni che costituiscono la liturgia.
Risultato del progetto è un edificio composto dall’assemblaggio di più elementi architettonici che richiamano alla memoria spazi archetipici incontrati in questo territorio: le celle dei monaci ed il Chiostro Grande della Certosa, i tabernacoli disseminati lungo le strade, i sagrati rialzati delle chiese fiorentine.
L’utilizzo di questi elementi è giustificato da motivazioni di carattere funzionale prima ancora che compositivo.
In conclusione la nuova cappellina dell’Immacolata del Galluzzo vuole essere testimonianza di un’idea di architettura che trova le proprie origini nel contesto dalla quale nasce. Nell’interazione dell’edifico con la luce naturale, nella proporzione degli spazi che lo costituiscono e nella proposizione di soluzioni costruttive efficaci cerca la manifestazione della propria qualità architettonica.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Prospetti
Sezioni
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazioneprogettazione-di-una-chiesa-nel-comune-di-leonessa-ri / Tommaso Di Pierro
Progettista capogruppo | Tommaso Di Pierro | |
Location | Leonessa (RI) | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | Prof. Guendalina Salimei, Prof. Alessandro Franchetti Pardo, Arch. Silvana Ladogana | |
Co-Relatori | Arch. Angela Fiorelli | |
Università | Sapienza Università di Roma | |
Facoltà | Archiettura | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
Il progetto tratta di un complesso edilizio religioso di dimensioni m 102 x 39, orientato ad Est, composto da una Chiesa e locali accessori annessi.
Il complesso sorge lungo la strada principale che si stacca da strade regionali provenienti da più direttrici.
Questa strada fu un cammino di San Benedetto e di San Francesco ed a tutt’oggi rientra nella rete di tali cammini oltre ad essere il percorso attuale principale di passeggio della città di Leonessa.
Il tema ispiratore è stato lo Spirito.
– Il modulo di riferimento
Il modulo di riferimento è l’uomo, individuato da un quadrato di lato 1 m.
– La Chiesa
La dimensione della chiesa è determinata da un modulo ripetuto per 12 volte, come il numero delle tribù di Israele e degli apostoli, formando un cubo di 12 metri per lato.
Le pareti degli edifici sono composte da due “pelli” distanti tra loro, progettate per aumentare la prestazione energetica dell’edificio.
I percorsi e gli spazi interni sono stati pensati anche per le celebrazioni liturgiche, in riferimento ai luoghi liturgici altare-ambone-battistero: il Rito di dedicazione, i Riti di iniziazione degli adulti e dei bambini, la Messa, la Cresima, il Rito del Matrimonio, della Penitenza e delle Esequie (anche nella sola celebrazione della Liturgia della Parola).
Anche i percorsi devozionali, come la Via Crucis, sono stati oggetto di massima attenzione.
– Il complesso religioso
Il progetto si compone di un edificio principale, di un corpo apparentemente distaccato da questo e da ampi spazi esterni nei quali è stata prevista la possibilità di poter svolgere celebrazioni come il Lucernario nella Veglia Pasquale o attività religiose quali il Presepio, fino a manifestazioni laiche e/o culturali.
– Il campanile
Il campanile è isolato dal corpo principale ed è posto nei pressi della strada principale, è composto da quattro setti alla base e tre in altezza che girano su loro stessi, generando un disegno fluente che permette alle campane di diffondere il suono in ogni direzione.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Piante
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazionearchitettura-sacra-tra-socialita-urbana-e-rigenerazione-urbana-progetto-per-la-riattivazione-dellopera-salesiana-di-locri-tra-culto-aggregazione-e-spazio-pubblico / Marta Foglia
Progettista capogruppo | Marta Foglia | |
Location | Locri, Calabria | |
Ulteriori partecipanti | Angela Doglio Chiara Vecchione |
|
Relatore | Maria Pilar Vettori | |
Co-Relatori | Francesca Daprà | |
Università | Politecnico di Milano | |
Facoltà | Architettura-Ambiente costruito-Interni | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
Il progetto di tesi risponde al bando CEI del 2019, avente per oggetto la rigenerazione dell’Opera Salesiana di Locri (RC), attraverso la realizzazione della chiesa di San Biagio Martire, come segno della volontà di rinascita per una città in cui la vita è resa difficile per la mancanza di servizi e di lavoro.
Le analisi critiche svolte hanno svelato un quartiere a vocazione residenziale ed educativa, per i numerosi complessi scolastici presenti, fortemente mancante però di spazi pubblici.
Ciò che viene richiesto dal bando CEI è la semplice annessione di una nuova chiesa e di spazi parrocchiali e oratoriani di supporto. Dialogando con il parroco e con alcuni cittadini, è però emersa la necessità di sfruttare il vuoto urbano presente nel lotto per creare nuovi spazi aggregativi all’aperto come parchi e piazze, di cui la città ha fortemente bisogno, e di un centro di formazione giovanile.
La progettazione della nuova chiesa, vera polarità del lotto, ha permesso la rigenerazione dell’area rendendola punto attrattivo e landmark per l’intera città a livello religioso, sociale e urbano.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazioneuna-chiesa-per-santa-giulia / Gregorio Brenna
Progettista capogruppo | Gregorio Brenna | |
Location | quartiere Santa Giulia a MIlano | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | Matteo Gambaro | |
Co-Relatori | ||
Università | Politecnico di Milano | |
Facoltà | Architettura e disegno urbano | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
La nuova chiesa si posiziona in una parte di città in cui sono in atto grandi cambiamenti. Il quartiere di Santa Giulia, cresciuto praticamente dal nulla a partire dal nuovo millennio, costituisce infatti uno degli ambiti di maggiore interesse in un’ottica a lungo termine, della città di Milano. Questa zona della città, tradizionalmente poco densamente costruita, è infatti tornata ad essere al centro degli interessi speculativi di grandi colossi dell’edilizia, grazie alla sua posizione strategica e ben servita, che nonostante la sua perifericità, rimane, in linea d’aria, piuttosto vicina al centro, proprio grazie al poco sviluppo registratosi a sud della metropoli. Questo nuovo quartiere, per definirsi tale e non trasformarsi in un dormitorio figlio di logiche speculative, ha bisogno di una serie di servizi e nuovi poli attrattivi, insomma dei luoghi dove la comunità possa vivere e riunirsi.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Piante
Prospetti
Sezioni
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazionepost-earthquake-community-una-nuova-cappella-devozionale-dedicata-alla-santa-vergine-maria-a-visso-mc / Maria Giada Di Baldassarre
Progettista capogruppo | Maria Giada Di Baldassarre | |
Location | VISSO (MC), ITALIA | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | Prof. Arch. Guendalina Salimei | |
Co-Relatori | ||
Università | LA SAPIENZA DI ROMA | |
Facoltà | ARCHITETTURA | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
Il Sisma 2016 che ha colpito i territori del Centro Italia ha raso al suolo preziosissimi centri storici. La Regione Marche è risultata la più danneggiata, con ingenti danni in 86 Comuni su totale di 139 ricadenti nel cratere sismico, tra cui il borgo di Visso (MC). La nuova Cappella devozionale dedicata alla Santa Vergine Maria nasce dalla necessità di realizzare nel borgo un nuovo luogo di culto, che assolva le funzioni spirituali fondamentali nelle piccole comunità montane, ma possa anche rappresentare un landmark urbano, il simbolo della rinascita, il luogo in cui la comunità possa incontrarsi e sviluppare le proprie relazioni, il mutuo soccorso, la propria resilienza. L’intervento in un contesto ferito dalle calamità naturali, ancora fragile e vulnerabile, richiede da un lato una grande tempestività nella realizzazione, dall’altro un’importante sensibilità e attenzione al genius loci per divenire parte integrante dell’insediamento. Dovendo rispondere ad uno stato di emergenza, per quanto riguarda il sistema costruttivo si è ipotizzata una struttura basata sulla prefabbricazione di elementi semplici, replicati perlopiù uguali a sé stessi, prevedendo il solo assemblaggio in situ. Considerando il rischio sismico, la disponibilità di legname e i principi di sostenibilità, si è identificato nel legno il materiale più efficiente alla costruzione. La distribuzione interna prevede una grande aula di culto rettangolare, congiunta al presbiterio tramite il coro, il blocco dei servizi in cui si trova la penitenzieria, l’ufficio del presbitero con deposito annesso e la sagrestia con bagno. I poli e gli arredi liturgici sono stati posizionati analizzando i flussi dei fedeli e del presbitero. Il materiale principale è il calcestruzzo prefabbricato. Realizzato in lastre, volutamente fessurato in modo da reinterpretare la ferita subita dalla comunità. Esso è poi combinato all’acciaio corten, il cui color ricorda i contesti rurali e appenninici dell’entroterra marchigiano.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Prospetti
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazioneprogettazione-di-nuova-cappella-devozionale-dedicata-alla-vergine-maria-a-visso-ma / Francesco Pecchi
Progettista capogruppo | Francesco Pecchi | |
Location | Visso (MA) | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | prof.arch. Guendalina Salimei | |
Co-Relatori | arch. Silvana Ladogana arch. Stefano Mavilio | |
Università | Università di Roma “La Sapienza” | |
Facoltà | Architettura | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
Il progetto prevede la realizzazione, in area di Visso (MA), nelle Marche e quindi in un Comune italiano segnato da recenti eventi sismici gravi, di un nuovo luogo e polo di culto a carattere temporaneo con tecnologia costruttiva in legno. Il progetto ha una consistenza di circa 370 mq ed è composto dalla cappella, con relative funzioni (sacrestia, penitenzieria, cappella feriale, area battesimale) e area di sagrato e spazio esterno. L’idea consiste nella progettazione di un apparato iconografico relativo al dogma dell’Assunzione della Vergine, fortemente radicato nel territorio, il quale viene trasposto nella struttura e diviene motivo primigenio degli spazi architettonici e nella caratterizzazione dei luoghi della liturgia. Il movimento spiraliforme si tramuta in aspetto strutturale e diviene aspetto centrale dell’architettura stessa. La tecnologia in legno consente, con l’utilizzo di strutture in elementi di legno lamellare e pareti composite portanti, di essere realizzata in poco tempo. La temporalità del progetto risiede nel fatto che con pochi accorgimenti l’edificio può essere convertito in uno spazio ad uso civico.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Prospetti
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazionedominican-convent-in-nisida-islet / José C. Díaz Linares
Progettista capogruppo | José C. Díaz Linares | |
Location | Naples, Italy | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | Alejandro Virseda | |
Co-Relatori | ||
Università | Universidad Politécnica de Madrid | |
Facoltà | ETSAM _ Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid | |
Nazione Università | Spagna | |
Descrizione del progetto
What should a convent be in the 21st century? How could this ancient way of life be attractive to new generations?
A convent is a city within another city, but nowadays there is no link between both. These institutions have stayed in the past and they are like islands inside society. This sacred building must be a homothety of the city. We have to catch the main values of the town and translate them into the project idea.
Naples was created by the Romans using their colony structure. The main structure of the city is still there, but other parts are underground like the catacombs. Actually, there are two worlds and churchs are the connection between both. The churchs’ role is key in Naples: they are eye-catcher in the old city with their domes and around them, the public spaces are generated.
This project translates these concepts to the new convent in Nisida Islet, even though the project also takes into account the main values of this ancient institution and site features (genius loci).
All the buildings are located at the top of this island to take advantage of the views and the convent tops off the main street at the lowest point of the top. The project is conceived as a platform that generates a public space. Five volumes emerge from this platform: church, library, chapter house, refectory and cells. They are growing up in height continiung the circular form of the islet and adapting to ground surface. The spaces between these volumes frame the views. This platform is covered by a wooden light lattice structure that has a double function: acting as the eye catcher and giving shadow to the public space.
The underground part contains religious program.The cloister has a singular place in the heart of the building, it is the space where you connect with the site and with your soul. There you can hear the waves of the sea, you can touch the limestone, you can feel the warmth of the sun…
That is what a convent should be in this century: the place to reconnect with yourself.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Planimetria Generale
Piante
Prospetti
Sezioni
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazionecomplesso-chiesa-parrocchiale-san-francesco-dassisi / Giuseppe Sarnataro
Progettista capogruppo | Giuseppe Sarnataro | |
Location | Acerra (NA) | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | PROF. ARCH. GIANCARLO PRIORI | |
Co-Relatori | ||
Università | Federico II Napoli | |
Facoltà | CLASSE DELLE LAU5REE MAGISTRALI IN ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA (QUINQUENNALE) | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
Nel vivo della scelta del metodo, l’intero lavoro progettuale si innesta sul “metodo dei campi” – di derivazione fisica – studiato ed applicato da Paolo Portoghesi nell’ambito architettonico. Le componenti materiali dell’oggetto architettonico (pareti, piani percorribili ecc..) si comportano analogamente ad una calamita, che produce il campo, la cui intensità varia in funzione della distanza.
Questo, ci induce a rappresentare lo spazio come una pluralità di centri, non come un’esperienza individuale ma in chiave collettiva. Lo spazio architettonico diviene “luogo di opportunità”, una sorta di famiglia costruita su relazioni di cerchi concentrici come quelli di un campo. Il nucleo di culto, oggetto della mia progettazione, è il punto di intersezione delle circonferenze “prodotte” da tre punti di rilievo della Diocesi di Acerra: il Santuario di Sant’Angelo a Palombara, la Cattedrale di Acerra sede del Vescovo (pastore dell’intera comunità) e la parrocchia San Carlo. Tutto questo percorso di “propagazione” confluisce nel cuore della nascente parrocchia: l’aula liturgica – luogo dove viene proclamata la Parola di Dio e dove si riunisce l’assemblea. L’intera struttura si fonda sul tema delle onde, le quali attraverso il loro diffondersi nel mondo – inteso geograficamente e spiritualmente – sono riflesso dell’uomo e del divino verso l’infinito. Nell’aria, nell’acqua e sulla terra, le onde sono la presenza di Dio.
Centro del progetto è un “Eden” (spazio verde) – richiamo all’inizio della Storia della Salvezza – intorno al quale si innestano tre edifici con diversificata funzione.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Planimetria Generale
Piante
Animazione digitale
Visualizza l’animazionela-nuova-chiesa-di-san-tommaso-a-pontedera / Federica Frino
Progettista capogruppo | Federica Frino | |
Location | PONTEDERA | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | PROF. ARCH. FABRIZIO ROSSI PRODI | |
Co-Relatori | DANIELE AURILIO | |
Università | DEGLI STUDI DI FIRENZE | |
Facoltà | ARCHITETTURA | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
«Non avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!»”.(Es 3,5)
L’uomo è sempre tentato di voler possedere e padroneggiare ogni cosa. La distanza richiesta da Dio fa sì che Mosè riconosca l’alterità perché solo a questo punto è possibile un autentico atteggiamento di ascolto. Il sacro, quindi anche i luoghi e lo spazio fisico e naturale, è insito nella creazione come poeticamente descritto all’inizio della Bibbia.
Lo spazio sacro non è solo quello contraddistinto dalla presenza di una comunità religiosa, ma porzione dell’immensità dello spazio naturale, un perfetto connubio tra limitata esistenza umana e infinitezza della natura.
Il paesaggio è stratificazioni di gesti umani e memorie, che hanno permesso la continua e graduale mutazione. Ogni luogo ha caratteristiche uniche e delle emozioni da ri-scoprire e trasmettere che lo rendono diverso da qualsiasi altro.
Progettare per ricordare il passato implica, per una comunità, la volontà di custodire un legame con l’esperienza acquisita, percepire l’anima del luogo che riesce a dettare le proprie regole e far nascere nuovi spazi in cui il paesaggio può considerarsi lo spazio espanso dell’architettura.
In questo caso l’architettura vuol sottolineare una condizione di attesa, di trascendenza, dove passato e presente convergono verso memorie ancestrali.
La Nuova Chiesa di San Tommaso vuol essere un luogo in cui l’uomo possa prendere contatto con ciò che era, con ciò che è e con ciò che è diverso da sé.
La periferia di Pontedera è caratterizzata dalla sua orizzontalità uniforme senza punti di riferimento, né gerarchie pensate per attrarre l’occhio e costituire riferimenti visivi. Per questa forte emergenza, l’inserimento di una chiesa nel tessuto urbano vuole essere una smagliatura, un elemento che attira e si distingue.
Nel riconoscere il luogo sacro l’abitante del territorio può scegliere se farvi parte o meno, ma di sicuro non ne rimane indifferente.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Planimetria Generale
Piante
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazioneabitare-la-soglia-la-liminalita-dello-spazio-sacro-nel-progetto-della-nuova-chiesa-di-s-giovanni-battista-a-laquila / Francesco Menegato
Progettista capogruppo | Francesco Menegato | |
Location | L’Aquila (AQ), località di Pile | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | Prof. arch. Martino Doimo | |
Co-Relatori | Arch. Francesca Leto. Con la collaborazione artistica di don Vittorio Buset. | |
Università | Università IUAV di Venezia | |
Facoltà | Facoltà di Architettura – Dipartimento di Culture del Progetto | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
“Abitare la soglia” è un lavoro di tesi che ha puntato all’elaborazione di un progetto per la nuova chiesa e centro parrocchiale di San Giovanni Battista a L’Aquila.
E’ stato volutamente scelto di collocarsi nel solco dei concorsi per un nuovo complesso parrocchiale, sia scegliendo di sviluppare un tema di concorso effettivamente bandito, sia adottando la medesima composizione del gruppo di progettazione così come nella realtà, avvalendosi cioè di una architetto liturgista e di un artista.
Prima di affrontare lo sviluppo del progetto, oltre al consueto approccio all’area con la sua storia e il relativo comporsi e sovrapporsi di edifici, è stato fatto uno studio teorico e storico sul tema dello spazio sacro (testi di R. Schwarz, A. Levy, C. Valenziano, R. Tagliaferri) . A partire dai concetti di liminalità e rito si è studiata la materializzazione spaziale di questi nei concetti di soglia, percorso e meta. Si è approfondita, inoltre, la natura delle soglie che, in successione, caratterizzano lo spazio sacro e si sono individuati i differenti “attori” coinvolti, umani e divini, con i rispettivi luoghi da “abitare”. Il progetto si è potuto allora sviluppare compositamente nel suo insieme, inserendosi nel tessuto urbano, e nello specifico della chiesa, tenute insieme tradizione e nuove istanze – così come apparivano nel DPP – mettendo in opera le metafore fondamentali. Il progetto nella sua interezza, infatti, cerca di tradurre spazialmente e architettonicamente il concetto di liminalità, declinandolo e mettendolo in relazione con i temi fortemente caratterizzati e consolidati nella tradizione del territorio aquilano e le richieste della comunità locale. Punta così a inserirsi in una tradizione millenaria, andando al contempo a delineare un preciso e personale punto di vista sull’architettura degli spazi sacri.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Planimetria Generale
Piante
Sezioni
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazionela-cupola-della-cappella-di-anet-la-stereotomia-francese-fra-geometria-e-pratica-costruttiva / Luana Scarpel
Progettista capogruppo | Luana Scarpel | |
Location | Anet, Francia | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | Prof. Agostino De Rosa | |
Co-Relatori | Prof. Alessio Bortot e Arch. Antonio Calandriello | |
Università | Istituto IUAV di Venezia | |
Facoltà | Architettura | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
La stereotomia, come disciplina tettonica formalizzata, si sviluppa nel periodo rinascimentale in Francia e in Spagna. In questo periodo, vengono realizzate diverse architetture in pietra da taglio, caratterizzate dall’assenza di fonti precise che specifichino come esse venissero poste in opera.
Il primo a sdoganare questa disciplina, teorizzandola in un trattato che ne svelasse le tecniche ed i segreti, fu Philibert de l’Orme in “Le primier tome de l’Architecture”, nel 1567. Questa tesi pone l’attenzione su uno in particolare di questi edifici: La Cappella presente nel complesso del castello di Anet, nella regione francese del Centro, più precisamente nel dipartimento di Val-de-Loire, costruito e progettato proprio da de l’Orme.
L’obiettivo della tesi è quello di cercare all’interno di questo edificio, i congiunti stereotomici in pietra da taglio più rilevanti, analizzandoli dal punto di vista geometrico e dal punto di vista costruttivo.
Per fare ciò, la tesi si articola di una prima fase conoscitiva dell’edificio e del contesto in cui è esso stato costruito, seguita da un attento studio del rilievo a laser e fotogrammetrico effettuato dall’architetto A. Calandriello nel 2017, durante la sua tesi di dottorato. Successivamente l’attenzione si focalizza su tre diversi elementi individuati, di cui due stereotomici: l’arco gobbo, che si ripete per ben tre volte identico, la decorazione marmo- ree del pavimento e la cupola. Per ognuna di queste strutture si producono una serie di disegni e modellazioni digitali che mirano a rappresentare la loro configurazione spaziale completa e il relativo congiunto lapideo, così da metterla a nudo, permettendo al lettore di vedere queste strutture isolate dal loro contesto originale.
Per una comprensione approfondita di queste strutture, sono stati usati testi di geometria come quello di R. Migliari, mentre per comprenderne il funzionamento stereotomico si è fatto riferimento ai più noti trattati di stereotomia, scritti dal Rinascimento in poi, tra cui quelli di P. de L’Orme (XVI secolo) e di J. C. Palacios (XX secolo).
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Piante
Sezioni
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazioneun-nuovo-centro-interreligioso-nella-citta-di-castelnuovo-di-porto / Miriam Livorno
Progettista capogruppo | Miriam Livorno | |
Location | ||
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | Prof.Arch. Guendalina Salimei | |
Co-Relatori | Arch. Alessandro Franchetti Pardo – Arch. Angela Fiorelli – Arch. Silvana Ladogana | |
Università | Università degli Studi di Roma “La Sapienza” | |
Facoltà | Facoltà di Architettura | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
Castelnuovo di Porto, città sita in provincia di Roma, si presenta costituita da due agglomerati urbani, quello del vecchio paese, incastellato su una altura e quello costituito dalla frazione di Ponte Storto, sulla Via Tiberina accanto al quartiere “Le terrazze”. Ed è proprio nell’area delle “Terrazze” che si sviluppa il progetto di tesi.
La richiesta riguardava la progettazione di un nuovo cimitero acattolico per la città, con annesso un centro interreligioso, pensato come luogo di incontro, e tre cappelle per la preghiera riservate alle tre religioni monoteiste.
Per non andare ad impattare troppo sull’area con il costruito l’idea è stata quella di pensare ad un cimitero-parco, questo è stato possibile grazie anche alla conformazione dell’area di progetto, costituita da un
importante dislivello, risolto attraverso la realizzazione di grandi terrazzamenti che seguono l’andamento delle curve di livello.
Si è pensato poi a due piazze, una a quota più bassa e una piazza a livello più alta che andrà ad accogliere i basamenti delle tre cappelle, che contengono gli accessi e i vari servizi.
Ogni cappella è stata pensata come una grande elemento basamentale quadrato, che contiene i servizi di pertinenza della cappella, all’interno del quale si inserisce un cubo, che diventa quindi l’aula di preghiera vera e propria.
L’aula di preghiera della cappella cristiana ha un sistema centrale, con presbiterio leggermente rialzato posizionato al centro con ambone e altare. La sede del celebrante è posta insieme all’assemblea, permettendo così al sacerdote di diventare parte dell’ ‘’assemblea che celebra’’.
Il battistero per immersione è posizionato alla sinistra dell’ingresso e la cappella feriale, oltre ad accogliere il Tabernacolo, è pensata sia come luogo di riflessione e preghiera personale, che come un luogo dove svolgere le celebrazioni feriali.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazionechiesa-e-complesso-parrocchiale-san-giovanni-xxiii-a-roma-mezzocammino / Claudio Fanfoni
Progettista capogruppo | Claudio Fanfoni | |
Location | Roma, Mezzocammino | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | Arch. Massimo Zammerini | |
Co-Relatori | don Simone Giovannella | |
Università | Sapienza – Università di Roma | |
Facoltà | Architettura | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
CHIESA E COMPLESSO PARROCCHIALE SAN GIOVANNI XXIII A MEZZOCAMMINO, ROMA
Il lotto di progettazione si trova nel quartiere residenziale Mezzocammino, nell’area sud di Roma, una zona di recente costruzione che presenta le caratteristiche urbanistiche della periferia romana contemporanea: abitazioni intensive in palazzine e in villette, strade, parcheggi, numerosi parchi, scarsità di servizi pubblici ad eccezione di scuole ed attività commerciali.
Durante la costruzione, sono stati rinvenuti svariati reperti archeologici che mostrano la presenza di insediamenti abitativi risalenti perlopiù al periodo degli antichi romani. Questa ricchezza la si deve alla vicinanza col fiume Tevere, fonte preziosa per gli scambi commerciali e le esigenze di vita quotidiana.
Il lotto di progettazione, delimitato da strade a basso scorrimento, è di forma irregolare ed ha una differenza di quota massima di 5 metri. Al suo interno attualmente vi sono alcuni capannoni, dove la comunità svolge tutte le attività liturgiche e pastorali.
La futura costruzione sarà dedicata a San Giovanni XXIII, il padre del Concilio Vaticano II.
Il progetto di questa tesi di laurea, sviluppa la tematica compositiva dell’edificio di culto, basandosi sia sulle indicazioni della CEI, sia approfondendo i testi dell’ultimo Concilio, per estrapolarne i concetti chiave e tradurli in architettura.
Tutto il complesso è organizzato in due volumi distinti: quello proprio dello spazio sacro e quello delle attività del ministero pastorale. Entrambi gli spazi presentano logiche estetiche e compositive specifiche; e sono fusi insieme attraverso un linguaggio che rende il tutto organico, fluido e ben collegato, attorno ad un perno simbolico importante che è quello della Cappella Feriale.
Questo aspetto già esprime l’idea di una comunità che svolge tante attività differenti, ma sempre in relazione tra loro, come riferimento all’idea stessa con cui la chiesa si presenta: un corpo unico, vivo e armonico.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Piante
Prospetti
Sezioni
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazionesan-martino-carano-dal-sisma-2012-ad-oggi-preservare-lesistente-per-un-nuovo-luogo-di-accoglienza / Margherita Calciolari
Progettista capogruppo | Margherita Calciolari | |
Location | Mirandola (Modena) | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | Marco Borsotti | |
Co-Relatori | ||
Università | Politecnico di Milano | |
Facoltà | Architettura | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
La chiesa di San Martino è sempre stata un polo attrattivo per la piccola comunità in cui è nata, ospitando nei suoi territori altri servizi oltre alle funzioni liturgiche, come centri estivi, attività di catechesi, archivio etc. L’intento della tesi è ridare attrattività e nuove funzioni al luogo, dopo che nel 2012 la chiesa diventa inagibile e viene temporaneamente sostituita da un’aula liturgica provvisoria. Si tratta di agire in un luogo molto marginale in un territorio che si può definire, a sua volta, altrettanto periferico. L’intervento è composto da tante azioni di diversa natura: lo studio e i restauri compiuti sull’antica chiesa, l’innesto che collega quest’ultima a una nuova aula liturgica adeguata alle nuove esigenze e lo studio della sua composizione, il centro parrocchiale unificato da un segno forte, ovvero quello di un porticato che percorre il perimetro dell’area.
La parrocchia di San Martino Carano diventa portatrice di una identità rinnovata, mostrando i segni del tempo e proponendosi come nuovo punto focale di Mirandola.
La chiesa di San Martino è sempre stata un polo attrattivo per la piccola comunità in cui è nata, ospitando nei suoi territori altri servizi oltre alle funzioni liturgiche, come centri estivi, attività di catechesi, archivio etc. L’intento della tesi è ridare attrattività e nuove funzioni al luogo, dopo che nel 2012 la chiesa diventa inagibile e viene temporaneamente sostituita da un’aula liturgica provvisoria. Si tratta di agire in un luogo molto marginale in un territorio che si può definire, a sua volta, altrettanto periferico. L’intervento è composto da tante azioni di diversa natura: lo studio e i restauri compiuti sull’antica chiesa, l’innesto che collega quest’ultima a una nuova aula liturgica adeguata alle nuove esigenze e lo studio della sua composizione, il centro parrocchiale unificato da un segno forte, ovvero quello di un porticato che percorre il perimetro dell’area.
La parrocchia di San Martino Carano diventa portatrice di una identità rinnovata, mostrando i segni del tempo e proponendosi come nuovo punto focale di Mirandola. La base dell’intervento progettuale della parrocchia di San Martino Carano è sostenuta da una serie di motivazioni teoriche e concettuali e da scelte più concrete e pratiche. Le giustificazioni a operare su un manufatto esistente in un’ottica di parziale conservazione e di un nuovo innesto vertono su fattori identitari, messi in discussione da eventi naturali che hanno profondamente sconvolto i caratteri del territorio; da questi dipendono le questioni legate più strettamente al territorio rurale in cui la chiesa si colloca e alla riabilitazione e recupero del sobborgo. Infine, emergono anche necessità di tipo più pratico, che riguardano la capienza e la sicurezza.
La seconda tematica, fortemente agganciata alla prima, riguarda la riabilitazione e valorizzazione di questo piccolo borgo, considerabile come una zona periferica di Mirandola. La nota pastorale del CEI del 1993 ricorda che “il rapporto tra chiesa e quartiere ha valore qualificante rispetto a un ambiente non di rado anonimo, che acquista fisionomia e spesso anche denominazione tramite questa presenza, capace di orientare e organizzare gli spazi esterni circostanti ed essere segno dell’istanza divina in mezzo agli uomini. Ciò significa che il complesso parrocchiale deve essere messo in relazione ed entrare in dialogo con il resto del territorio, deve anzi arricchirlo”; la riabilitazione di una chiesa è un momento per ripensare anche all’ambiente circostante di cui fa parte, percependo l’edificio come una ragione che dà significato al territorio, del quale conserva una memoria profonda. L’intento progettuale è appunto porre una nuova attenzione su un luogo di spiritualità esistente che si trova in un territorio prevalentemente rarefatto dal punto di vista dell’interesse architettonico, culturale, artistico o più semplicemente dei servizi. San Martino Carano è infatti caratterizzato dalla vicinanza al centro cittadino (poco meno di 2km) ma al tempo stesso dal suo distacco da esso a livello urbano: tutto il costruito, basso (raramente oltrepassa i 6 metri di altezza) e rado, è disposto lungo le vie
principali, via San Martino Carano e Via Prati, che si immergono nei paesaggi della pianura rurale. Oltre alle costruzioni ad uso abitativo, che si concentrano sulla prima via, sono presenti strutture dedicate alle attività agricole, per lo più corti rurali e poderi che si affacciano sulla strada; il paesaggio è poco diversificato, con una prevalenza di coltivazioni seminative e frutteti e i rilievi sono minimi. Importante è il percorso ciclopedonale che collega la circonvallazione di Mirandola alla chiesa, in un lungo rettilineo asfaltato protetto da guardrail; all’arrivo all’edificio sacro il cammino termina, lasciando totalmente la strada ai mezzi a motore. Un’ipotesi di completamento della pista ciclopedonale è stata avanzata più volte dai comuni confinanti di Mirandola e San Possidonio, ma ancora non ha trovato realizzazione. In sintesi, la chiesa di San Martino Carano potrebbe essere un’occasione per ribaltare le condizioni di marginalità della zona, apportando qualità su più livelli.
Infine, a livello prettamente pratico e concreto, la riabilitazione della parrocchia è un momento per offrire alla comunità spazi adeguati e una corretta capienza, dopo un’analisi dei bisogni e delle presenze dei fedeli. Inoltre, nemmeno l’aula liturgica del post-sisma risponde al rinnovamento dell’impianto liturgico post-conciliare; la scelta è assolutamente comprensibile in quanto si tratta di un’operazione provvisoria dettata dall’emergenza. L’operazione progettuale consiste nel dare finalmente un adeguamento liturgico necessario in una situazione esistente antiquata e fuori dal comune: il classico orientamento dell’altare a est viene a mancare, avendo in questa posizione l’ingresso e il fuoco liturgico a ovest.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Animazione digitale
Visualizza l’animazionesacrality-in-a-contemporary-architecture-revitalization-of-the-ruins-of-the-church-in-osetnik-for-a-liturgical-function / Emilian Nagiel
Progettista capogruppo | Emilian Nagiel | |
Location | Osetnik, Poland | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | prof. Anna Wierzbicka | |
Co-Relatori | ||
Università | Warsaw Univesity of Technology | |
Facoltà | Architecture | |
Nazione Università | Polonia | |
Descrizione del progetto
The history of the church in Osetnik goes back to the XIV century. After its tower demolished during the II World War, it was gradually falling into disrepair. At present, what remains are three perimeter walls and a cemetery.
The project of adaptive reuse of the ruins for liturgical purposes was based on the theoretical part relating to sacrality in the works of Władysław Pieńkowski. This part presents methods of designing sacral interiors as well as the influence of the II Vatican Council on design of liturgical arrangements.
The project assumptions are as follows: roofing the ruins and introducing a new liturgical arrangement with a central altar, as well as reconstructing the vestibule and sacristy in a contemporary form. The new elements are a detached belfry and a cabin house – a retreat for a priest. The projekt was conceived of with the aim of arranging a place for regular liturgy, while at the same time retaining the atmosphere of the ruins and producing a sacral mood in the interior.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Animazione digitale
Visualizza l’animazioneexperience-of-color-in-architecture-a-design-for-a-place-of-contemplation / Wiktor Gago
Progettista capogruppo | Wiktor Gago | |
Location | Ruchenka, Województwo Mazowieckie, Poland | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | prof. nzw. dr. inż. arch. Anna Maria Wierzbicka | |
Co-Relatori | ||
Università | Warsaw University | |
Facoltà | Architecture | |
Nazione Università | Polonia | |
Descrizione del progetto
The project is a story of a subjective view on pretext architecture, about a house which has been created to be looked at. About a place which for many may be a kind of sacred place. It is a place of contemplation. It is a space of colour and its natural source. The object is based in nature. It complements nature, allows to observe the forest from a different new perspective. It was design with a language derived from elements and infrastructure of a forest. The main area located at the highest level was created by putting together 12 painting supports. Each wall comprises 3 looms covered with linen which may revolve around their own axes. The painting supports, which define the contemplation space, will be painted once a year by a chosen artist. The room has a variety of arrangement possibilities.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Prospetti
Sezioni
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazionenuovo-complesso-parrocchiale-dei-santi-martiri-terracinesi-a-terracina / Matteo Mucciarelli
Progettista capogruppo | Matteo Mucciarelli | |
Location | Terracina (LT) | |
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | Prof. Maria Argenti | |
Co-Relatori | Prof. Salvatore Perno, ing. Giulia Santarelli | |
Università | La Sapienza | |
Facoltà | Ingegneria Edile Architettura UE | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
Il progetto riguarda un nuovo complesso parrocchiale nella città di Terracina dedicato ai Santi Martiri Terracinesi. Esso si inserisce nel contesto urbano andando a ricucire il tessuto dell’edificato e andando a riqualificare un’area incolta ed abbandonata. Si presenta come un progetto di quartiere in cui la chiesa assume un ruolo importante come centralità urbana e sociale. Il progetto si compone di due elementi che si contrappongono: la chiesa da un lato ed i servizi parrocchiali dall’altro. L’idea progettuale della chiesa nasce dalla semplificazione e linearizzazione delle classiche forme della chiesa antica semplificata attraverso le linee curve. Cosi la chiesa porta con se alcuni elementi dell’antichità come la pianta croce ed al tempo stesso elementi di novità come lo spazio articolato attraverso la copertura che si presenta composta da tre volte a forma parabolica e con assi decentrati e sfalsati tra loro, incastrate creando giochi di luci e di ombre oltre che una complessità spaziale avvolgente. All’interno gli spazi sono suddivisi e definiti dalle volte stesse che nella loro ampiezza e larghezza sembrano avvicinare all’altare e a Dio anche i fedeli più lontani. Alle tre volte che richiamano il mistero della trinità si contrappone il volume dei servizi parrocchiali, che si sviluppa u un unico piano.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Piante
Sezioni
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazioneprogetto-per-la-chiesa-per-la-madonna-bruna-a-visso-mc / ANNA RICIPUTO
Progettista capogruppo | ANNA RICIPUTO | |
Location | ||
Ulteriori partecipanti | ||
Relatore | GUENDALINA SALIMEI | |
Co-Relatori | ||
Università | SAPIENZA DI ROMA | |
Facoltà | ARCHITETTURA | |
Nazione Università | Italia | |
Descrizione del progetto
Il progetto per la Chiesa della Madonna Bruna a Visso in provincia di Macerata nasce dalla necessità di offrire un luogo alla comunità in cui potersi raccogliere e unirsi in preghiera per superare la distruzione portata dal sisma. I principi su cui si fonda l’idea sono molteplici. Il primo riguarda la reinterpretazione della memoria: la maceria diventa permanenza in una chiesa che non passerà mai dalla “rovina” essendo pensata per essere smontata lasciando dietro di sé un muro non finito che ricorderà la chiesa che fu e, al contempo, creerà una spina per il parco urbano che sarà. Il secondo principio considera necessario convertire il provvisionale in progettuale: l’architettura dei ponteggi di emergenza in questi luoghi martoriati è ormai parte del paesaggio ma sconvolgendo i ruoli si possono attribuire significati vivifici agli oggetti dell’emergenza. Un altro principio fondamentale è stato quello della smontabilità e reversibilità dell’intervento, con la possibilità di portare il padiglione-chiesa in un altro luogo e restituire una porzione di città ai suoi abitanti. Da questo deriva direttamente la volontà di allontanarsi il più possibile da un approccio mimetico con i preesistente per instaurare un rapporto basato sul dialogo tra lingue diverse. L’edificio si presta a una lettura altra grazie a un simbolismo (dimensionale e botanico) legato al femminile e al culto mariano, sempre con multipli di tre, il quadrato, l’idea di creare una chiesa-giardino, l’uso di due colori predominanti, il bianco e l’oro, che indicano al contempo la purezza e la ricchezza del femminile. L’edificio, semitrasparente, è pensato per essere un Landmark con un grande campanile totem: di giorno all’interno si vivrà una luce diffusa e ricca, che si rifletterà sulle bacchette dorate creando un gioco di luci continuo e vibrante; di notte diventerà una grande lanterna per rappresentare quella luce divina che non si spegne mai e ci indica la via anche nel buio.
Relazione illustrativa del progetto
Scarica la relazione
Planimetria Generale
Piante
Prospetti
Sezioni
Schizzi, appunti
Animazione digitale
Visualizza l’animazione